Intolleranze alimentari, i consigli e le precisazioni della Dott.ssa Laura Curtarello per conoscere meglio un problema purtroppo sempre più diffuso
Le intolleranze alimentari sono diventate ormai un tema sempre più d’attualità, anche se non sempre tutti conoscono con precisione il significato di queste parole.
Per questo è opportuno sottolineare come, dal punto di vista strettamente biochimico e sperimentale, la medicina riconosca solo le allergie, mentre le intolleranze alimentari vengono ammesse come esistenti, ma non vi sono riferimenti inoppugnabili sui tanti test proposti.
Allergie e intolleranze, un po’ di chiarezza
Le definizioni di allergia e intolleranza infatti vengono spesso confuse o addirittura sovrapposte. L’allergia è il risultato di una risposta sintomatologica immediata e ben individuabile, dipendente da anticorpi denominati IgE.
Le intolleranze alimentari si presume abbiano una sintomatologia che assomiglia più ad un avvelenamento cronico, quindi sintomi che tendono a manifestarsi lentamente dopo l’assunzione di cibo; a volte è addirittura necessario che l’assunzione avvenga più volte in un determinato periodo.
In pratica si tratta di superare una sorta di limite di guardia del sistema immunitario. Tutto questo rende difficile l’individuazione dei sintomi correlati a un alimento particolare. Esistono anche pseudo-allergie che sono legate ad un deficit enzimatico come quella al lattosio e al glutine.
I numeri del problema
Mediamente solo 1-2% della popolazione soffre di vere allergie alimentari, mentre il 30-35% è colpito da intolleranze o riferiscono sintomi ricollegabili a possibili intolleranze alimentari.
La motivazione della crescita di queste patologie potrebbe essere ricondotta ad una grande disponibilità di cibo di ogni tipo in qualsiasi stagione, è molto importante infatti rispettare sempre la stagionalità; l’uso continuato e massiccio dello stesso alimento per lungo tempo, i sistemi di coltivazione, la lavorazione e la conservazione degli alimenti, nonché il grande uso di additivi nella conservazione e palatabilità del cibo.
Nelle allergie oltre a combattere la sostanza allergizzante è indispensabile considerare le condizioni globali e le caratteristiche dell’organismo che ne soffre.
Il sistema immunitario è infatti una delle massime espressioni dell’individualità dell’organismo ed è responsabile di tutte le reazioni agli elementi esterni. Questo sistema di difesa si attiva con l’allattamento e con l’inserimento nell’ambiente esterno.
L’infiammazione minima persistente
Una delle teorie più recenti sulle intolleranze alimentari si basa sull’esistenza di una sorta di “infiammazione minima persistente”, una specie di surriscaldamento progressivo, cioè un progressivo esaurimento della normale reazione del sistema immunitario, reazione che il fisico ha posto in essere per diverso tempo senza giungere a reazioni di difesa, il sistema infatti potrebbe esaurirsi nei confronti di una determinata sostanza perciò va rieducato.
Il nostro sistema immunitario risponde a tutte le sollecitazioni, perciò l’attacco continuo dell’elemento stressante (antigene) parrebbe provocare una sorta di sovraffollamento del sistema immunitario, che richiede un periodo di interruzione all’esposizione dell’elemento stressante, cioè un periodo di disintossicazione e poi si è pronti per riadattarsi un po’ alla volta.
È importante chiarire come una volta individuato il probabile elemento intollerante occorre non eliminarlo per sempre, ma semplicemente toglierlo per un determinato lasso di tempo (2-4 mesi) per poi reintrodurlo gradatamente.